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IO NON SONO QUI
(I'M NOT THERE)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 8 ottobre 2007
 
di Todd Haynes, con Christian Bale, Cate Blanchett, Marcus Carl Franklin, Richard Gere, Heath Ledger, Ben Whishaw, Charlotte Gainsbourg, David Cross, Bruce Greenwood, Julianne Moore (Stati Uniti, 2007)
 
Ci aveva già provato,Todd Haynes. Nel 1998, in VELVET GOLDMINE, tentato dalla biografia musicale, andando ad esplorare la sulfurea relazione fra David Bowie e Iggy Pop degli anni Settanta che videro l'esplosione del Glam Rock. Brillante, quanto piuttosto di maniera. Da allora, però, Haynes ha girato un capolavoro come LONTANO DAL PARADISO: straordinaria incursione nell'America, questa volta degli anni Cinquanta, patinata come nelle illustrazioni di House & Gardens, melodrammatica al massimo dell'artificio, della ridondanza decorativa. Ma dalla quale l'autore traeva eccessi di verità, veri e propri surplus d'introspezione.

C'era quindi da attendersi che il ritratto di un personaggio dalle tante identità, così genialmente insolito come quello Bob Dylan uscisse dai binari della normalità. Ma forse nessuno s'immaginava che IO NON SONO QUI si adeguasse nella sua struttura all'universo mentale ed artistico del protagonista in modo altrettanto spregiudicato: quattro attori che interpretano il medesimo personaggio, due che ne incarnano le figure di influenza poetica, sei frammenti di un mosaico che riconducono alla medesima psicologia, ad un'unica personalità musicale. Ma tutti con stili, atmosfere, sfondi diversi che confluiscono in una cronologia esplosa come in un dipinto di Pollock. E, addirittura una donna (l'incredibile Cate Blanchett) che finisce per anteporre il suo, di Bob Dylan, a quello di tutti gli altri. Un Dylan ancora adolescente, che venera il blues nero di Guthrie ed infatti si chiama Woody; il menestrello contestatore, mentre il Vietnam sta minando tutte le certezze storiche di un continente; l'eversore politico, il predicatore religioso. Fino, e naturalmente, al musicista che andava imponendo a tutta una generazione “Blowin in the Wind” o “Like a Rolling Stone”. Acrobazie di una sceneggiatura da capogiro: ma affinata da uno sguardo registico in raffinata mutazione, proprio a somiglianza delle contraddizioni sulle quali si costruisce l'arte del protagonista. Vivido e glamour quando si tratta di filmare il Dylan che vive i fasti e gli sfizi del successo, crudo e realista nell'intimità famigliare nei tempi dei contrasti con la moglie pittrice (Charlotte Gainsbourg), burlesco, modaiolo quando si trasferisce nella Londra dei Beatles. Duttile, evolutivo nell'accostarsi ad un musicista che, di volta in volta si faceva rock o country, blues, folk, western.

Puzzle mostruoso e visionario, non privo di devianze e invadenze che pure sfuggono alla comprensione dei non aficionados, come quel Billy the Kid interpretato da Richard Gere che troppo a lungo ci rinvia un po' pretestualmente ad epoche e riferimenti pionieristici, IO NON SONO QUI è qualcosa di abnorme. Che gli spettatori comuni seguiranno sul filo di quell'America che dagli anni della vita facile inizia ad interrogarsi. I cinefili si limiteranno forse ad ammirare, per la maestria smisurata dell'ambizione espressiva; e le legioni di fedelissimi dell'artista ameranno per l'emozione delle rievocazioni musicali.


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